Pridebook: contagio sociale e attivismo

o-FACEBOOK-RAINBOW-EMOTICON-facebookIl 27 giugno la Corte Suprema ha legalizzato i matrimoni omosessuali e Facebook ha messo a disposizione un tool per sovrapporre la bandiera rainbow sulla propria immagine del profilo, ma credo che questo l’abbiano notato più o meno tutti.

La scelta della sola immagine del profilo ha mille significati comunicativi, e con nome, immagine di copertina e post pubblici forma praticamente un’immagine coordinata della propria identità sociale.

Quando ho visto questo tool ho subito pensato ai dati, a quanti dati si potevano tirare fuori. Si parla di 26 milioni di persone che hanno cambiato la propria immagine di profilo per sostenere la causa. C’è anche chi ha pensato subito ai fini commerciali, e Facebook ha dichiarato che non userà le informazioni per pubblicità o altro, e chi ha pensato giustamente ad un altro esperimento sociale.

Quello che è venuto fuori invece è un comportamento sociale definito. Le persone cambiano l’immagine profilo in risposta al cambio dell’immagine di profilo degli altri. Su Facebook si tende ad aggiungere e a interagire con persone con idee simili alle proprie.

La questione si fa complessa. Davvero tutti ‘sti 26 milioni sostengono di cuore la causa delle unioni gay o hanno approfittato dell’ondata di entusiasmo generale e del cambio di profilo per sostenere, cosa non da poco, una causa praticamente già vinta, almeno legalmente (e non in Italia)? Il giornalista Peter Moskowitz, ad esempio, si lamenta dell’appoggio di massa alla causa LGBTQ, dubita che chiunque sia diventato color bandiera sia un attivista, e che la diffusione, è il caso di dire, di massa della bandiera Rainbow ne sminuisca il valore.

The co-opting of symbols and movements is not unique to Facebook’s rainbow-flag campaign. Throughout history, the powerful have taken credit for social progress they did not participate in, or, in some cases, actively fought against. Even the origin story of the gay rights movement was co-opted: The 1969 Stonewall Inn riots are widely portrayed as a fight for the right of white, cisgender gay men to party in bars. Often left out of the story is the fact trans women and other people fighting for the right to not conform to gender were at the forefront of that fight, particularly Sylvia Rivera, a trans woman of Puerto Rican descent. She and black trans activist Marsha P. Johnson were two of the main organizers of the first pride march in the city.

Ora, una volta che tutti hanno espresso il loro supporto alla comunità LGBTQ quando è il caso di cambiare di nuovo immagine, come si chiede Lily Hay Newman, senza sembrare un cretino? Qual è il tempo giusto per sostenere una particolare causa o situazione critica senza compromettersi?

Su Facebook ormai si possono rintracciare decine di pattern di comportamenti diversi.Se da una parte troviamo questo slacktivism allegro e non impegnativo, c’è anche quello feroce e infame.

La segnalazione, della pagina o del profilo, è diventata a seconda dei punti di vista e dalla parte ideologica che la attua una pratica, che può essere una difesa contro pagine offensive nei confronti di donne, omosessuali, transgender, musulmani, rom e così via, e in questo caso lo scontro con le ambigue norme di Facebook è spesso probabile. Oppure un contrattacco da parte delle frange intolleranti che usano la segnalazione tipo manganello.

E tra il secondo Family Day e le foto profilo multicolor (chissà quanti saranno stati in Italia), essendo entrambe espressioni in fin dei conti piuttosto ininfluenti sull’opinione pubblica, chi avrà esercitato maggior pressione? Qual è il rapporto tra sostenitori su Facebook, sostenitori reali del matrimonio omosessuale e partecipanti ai vari Pride?

E dal momento che la bandiera arcobaleno e la sigla LGBTQ comprendono la T di transgender che viene più o meno sempre tralasciata, per una serie di motivi, quante di queste persone accetterebbero di applicare al proprio profilo la bandiera transgender? E’ una domanda retorica perché i rischi di sostenere la causa Transgender sono molto più alti, soprattutto in Italia dove Trans significa prostituta.

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P.S.

Per chi volesse farlo, qua c’è un tool non ufficiale di Facebook